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DALLE PAROLE ALLE EMOZIONI NELLE VIE DELLA CAPITALE

Passeggiare tra tautogrammi, monumenti e quartieri popolari

Chi passeggia per le strade di Roma, come in molte altre città, intercetta spesso artisti e intrattenitori che si mescolano ai venditori (più o meno regolari) e agli imbonitori di vario genere. I primi, a differenza degli altri, mirano il più delle volte a incuriosire e divertire i passanti, senza necessariamente aspettarsi un obolo da parte loro. Divulgano la loro arte e le loro abilità soprattutto perché ci credono fermamente.

Ho incontrato Walter Lazzarin che in questo senso è una delle figure più sorprendenti. Lui crea TAUTOGRAMMI. La parola deriva dal greco (significa stessa lettera) e consiste in un componimento le cui parole iniziano tutte con la stessa lettera e dove non ci sono articoli. Era oggetto di esercitazioni poetiche nel Medioevo tra i monaci che adottavano il latino, e in seguito anche il volgare.

Walter si è laureato in Economia aziendale a Bologna e poi si è preso un anno sabbatico per girare tutta L’Europa. Durante quel periodo ha maturato la decisione di iscriversi a Filosofia, che ha frequentato a Padova, e di insegnare Storia e Filosofia, cosa che ha fatto per quattro anni. Dopo l’esperienza da docente ha pensato a un progetto che riunisse le sue due più grandi passioni, ovvero la scrittura e i viaggi. Da questa riflessione è nato il progetto di ‘scrittore per strada’.

Dal 2015 al 2016 ha girato l’Italia per dodici mesi, si è fermato in circa ottanta città e ha prodotto tautogrammi. Grazie a quest’esperienza ‘on the road’ e ai contatti che ne sono derivati, da essa come dalle pubblicazioni sui social network, è stato notato da importanti testate giornalistiche e invitato in alcuni programmi Rai. Il vero colpo di fortuna è stato conoscere un giornalista di Rai Sport che l’ha voluto per un anno nella trasmissione Dribbling a leggere i suoi originali piccoli grandi componimenti. Così nel 2016 arriva a Roma, e qui rimane.

 

La tradizione di questo tipo di scrittura annovera almeno un italiano, tra quelli più famosi, tale Cieco d’Adria vissuto nel 1500. Poi è andata un po’ a perdersi fino ai giorni nostri, quando è stata rispolverata dal semiologo Umberto Eco. Quando Walter comincia a sfornare i suoi primi componimenti, nel 2011 (poi raccolti in un libro pubblicato l’anno successivo), si guarda intorno e si rende conto che la qualità dei tautogrammi pubblicati da altri autori è abbastanza scarsa. Non accetta il compromesso dell’inesattezza linguistica e grammaticale per il semplice rispetto delle regole che normano questo genere. Ritiene anzi che il valore di queste opere sia proprio nella correttezza della lingua italiana esente da forzature. E questo è il suo impegno, mettendosi a disposizione nelle strade della Capitale.

Perché scegliere di fermarsi proprio a Roma? È una città dove puoi trovare tutto, e non solo per le sue dimensioni. Convoglia come un magnete le più variegate realtà sociali e umane, artistiche e culturali. Certo è una città dispersiva, richiede tanto tempo ed energia, e forse avrebbe bisogno di un cambio di mentalità. Lui auspica una città con molte zone riservate ai pedoni, dove l’uso del mezzo privato sia disincentivato a favore dei mezzi pubblici, dove i quartieri possano vivere in maniera diversa. Quello che comunque lo ha maggiormente convinto a restare sono le persone che qui si dimostrano cordiali, aperte e calorose.

 

“La scrittura ti dà modo di sviluppare il più possibile quello che hai dentro. Una volta che hai messo su carta (o video, n.d.r.) i pensieri e le storie, puoi andare oltre. Se non scrivi, difficilmente puoi costruire castelli molto grandi, perché ogni volta devi ripartire da zero. La scrittura è un mezzo per crescere continuamente, evolversi ed espandersi”

Walter Lazzarin sceglie un posto in cui fermarsi (una strada, un ponte, una piazza), stende un telo su cui espone i suoi libri, apre il trolley a mo’ di scrivania e vi appoggia sopra la macchina da scrivere. Quindi aspetta che qualcuno si fermi e gli chieda cosa sta facendo. Ecco, questo è un modo per collegarsi direttamente, in tempo reale, a chi legge o ascolta la lettura di ciò che egli ha scritto. Così ha modo di cogliere la reazione genuina e valutare quello che ha fatto. Il vantaggio dell’utilizzare il tautogramma sta nel fatto che la gente non se lo aspetta, e quindi alla sorpresa segue l’applauso spontaneo o l’interesse immediato.

L’esperienza non è sempre uguale, anche all’interno della stessa città. I quartieri sono molto diversi gli uni dagli altri, anche le strade nell’ambito del medesimo quartiere (larghe, strette, trafficate o tranquille) e tutto ciò induce nelle persone comportamenti diversi. Nei quartieri più popolari i passanti spesso lo vedono come un mendicante, in quelli più facoltosi c’è più cultura e la tendenza a fermarsi per capire cosa stia facendo. Per questo Walter predilige quartieri poco turistici ma abitati o frequentati da chi può essere attratto dalla sua realtà.

L’intento, sia chiaro, è quello di avvicinare più persone possibili, a prescindere dalla cultura, dalle tradizioni (e anche dalle religioni) che sempre costringono entro certi confini. Il tautogramma è un ottimo tramite, ma dopotutto lo è la scrittura in genere.

“In questo periodo si scrive tanto, anche chi usa i social network si è reso conto che non basta buttare giù qualche parola, ma occorre creare storie, contenuti che inducano emozioni e reazioni negli altri. In questo la scrittura è superiore, è alla base anche delle altre modalità espressive. Basti pensare alla musica rap/hip hop dove il testo ha molta più importanza rispetto alla musica”

Scrivere e farsi ascoltare, chissà che Walter in questo senso non ci riservi delle sorprese, arrivando magari a sintetizzare un incontro tra musica rap e tautogrammi.

Rifletto su una cosa che mi racconta Walter, di persone che girano per Roma e appendono volantini con piccole poesie in romanesco. Come per tutte quelle scritte sui muri che non sono opera di vandali, mi viene da pensare a una tradizione tipicamente romana che probabilmente ebbe inizio con le cosiddette ‘pasquinate’. Fra il XVI e il XIX secolo si usava pubblicare anonimamente, presso la statua di Pasquino, componimenti satirici in versi per sbeffeggiare il più delle volte l’autorità costituita.

Walter e i suoi tautogrammi, la sua figura di ‘scrittore per strada’, si inscrivono benissimo in quest’atmosfera di comunicazione che travalica i confini della carta stampata e del video. Parole che si connettono con le persone le quali interagiscono spontaneamente, in una modalità che entra a far parte del tessuto sociale della città.

È un circolo virtuoso tutto particolare, uno dei vari volti della cultura che a quanto pare è di casa a Roma. Dalla parola al cittadino, fioriscono le emozioni.

 

Roberto Fustini

Ig @fustinir Fb Roberto Fustini scrittore

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