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La carbonara nel mondo

Viaggiando spesso all’estero ho avuto modo di imbattermi in numerosissimi ristoranti che esponevano la scritta “cucina italiana” e nonostante io sia dell’opinione che quando si è all’estero si debba sperimentare la cucina del posto, trovandomi spesso in minoranza, ho finito per varcare la soglia di diversi ristoranti “italiani” ove tra i piatti più famosi era proposto il piatto che tutti i veri romani vantano di saper cucinare ed apprezzano nella sua semplicità e bontà: la carbonara.

La carbonara è un piatto della tradizione storica romana, fatto di ingredienti poveri (rosso d’uovo, guanciale, pecorino e pepe nero) e preparato anticamente nelle osterie per i carbonari che si recavano a mangiare dopo lunghe ore di duro lavoro, la cui polvere di carbone finendo nei piatti colorava di scaglie nere la pasta e proprio per mascherare questo inconveniente fu aggiunto alla ricetta il pepe.

Noi romani, cultori di questa antica ricetta, ne siamo gelosi e difficilmente ne tolleriamo le varianti per cui ammetto che trovandomi di fronte ad un piatto che il ristoratore del posto pretendeva di chiamare carbonara ma che della ricetta originale conservava a stento il nome, mi sia sentito oltraggiato e per tanto offeso.

E tra le “offese” più grandi ricevute ne ricordo tre in particolare, presentatemi da altrettanti ristoratori pseudo-italo-romani.

1) carbonara presentatami in un ristorante di Boston (USA): su un letto di spaghetti gravemente scotti tanto da sembrare un tortino, era posato un uovo cotto in padella, una striscia di pancetta croccante, il tutto condito da una spolverata di formaggio (di provenienza ignota) e del pepe. Ho sgranocchiato la pancetta e mi sono fermato lì, non osando andare avanti.

2) carbonara presentatami in un ristorante di un franchising italiano a Parigi (Francia): piatto di penne (sempre ahimè scotte) condito con della crème fraiche (formaggio che ricorda vagamente lo yogurt greco e che in Italia raramente troviamo sugli scaffali dei nostri supermercati), della pancetta cruda e dell’uovo cotto tanto da formare i classici fiocchetti, pepe e parmigiano. Sono riuscito mandar giù un boccone ma ancora, dopo anni, me ne pento.

3) carbonara presentatami in un ristorante “italiano” a Düsseldorf (Germania): piatto di fettuccine all’uovo (di quelle industriali che sanno solo di uovo) condite con dell’uovo crudo (rischio salmonella signori), formaggio svizzero, pepe e tocco di classe, cubetti di wurstel. Il suo sapore un mistero che per me resterà insoluto. 

La morale di questo post è che la carbonara va mangiata nella nostra bella città o a casa di un romano che come me è cultore di questo delizioso piatto.

 

Alessia Tordi e Daniele Barbera

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